Salviamo l’Abbazia di San Filippo il Grande: Un Appello alle Istituzioni per Fermare il Degrado di un Patrimonio Inestimabile
L’Abbazia di San Filippo il Grande, una delle testimonianze più preziose e antiche della nostra storia, continua a subire l’oltraggio del tempo e dell’indifferenza. Questo splendido complesso abbaziale, fondato nel 1100 dal re normanno Ruggero II e definito “il più bel luogo tra le Abbadie di San Basilio in Sicilia” dallo storico Giuseppe Buonfiglio, è oggi ridotto a uno scheletro spettrale, condannato al degrado e all’oblio.
L’abbazia, situata a San Filippo Inferiore, è un monumento di straordinario valore storico, artistico e culturale. Le sue mura hanno testimoniato secoli di storia, ospitato monaci basiliani e conservato opere d’arte e architettura uniche. Tuttavia, nonostante la sua importanza, questo patrimonio è stato lasciato alla mercé di vandali e saccheggiatori che hanno distrutto e rubato tutto ciò che di prezioso rimaneva.
Un Degrado Decennale
La recente storia dell’abbazia è un racconto di abbandono e negligenza. Acquistata dal Comune di Messina oltre quaranta anni fa, con l’intento di restituire alla città una struttura culturale di prestigio, l’abbazia è stata invece trascurata. Anni di inerzia hanno portato al sistematico smantellamento di ogni elemento decorativo: portali, mensole, stucchi, tutti asportati con incredibile perizia. Anche quando, nel 1992, furono avviati dei lavori di recinzione, era ormai troppo tardi. Le maestose murature perimetrali, le uniche ancora in piedi, vennero protette solo quando il danno era ormai irreversibile.
Il Comune di Messina, ente proprietario, nel triennio 1992-1994 previde un piano di restauro e consolidamento per un importo di un miliardo e mezzo di lire. Tuttavia, di questi restauri non si è mai vista traccia. Invece di essere un faro di cultura e storia, l’abbazia è diventata un emblema della disattenzione e dell’inefficienza delle istituzioni locali.
Un Patrimonio a Rischio
L’Abbazia di San Filippo il Grande è un tesoro di inestimabile valore. Costruita sul sito dell’antica grotta-eremo dove dimorò San Filippo “il Grande”, presenta ancora oggi elementi architettonici originali dell’epoca normanna, come le aperture in mattoni rossi e malta bianca che creano un effetto di bicromia raffinata. Questi dettagli sono testimonianza di un’epoca e di una cultura che non possiamo permetterci di perdere.
La struttura subì una ristrutturazione significativa nel Settecento, con la facciata della chiesa e gli stucchi interni che rappresentano l’arte barocca dell’epoca. Anche questi elementi sono stati devastati dall’incuria e dal vandalismo.
Un Appello Urgente alle Istituzioni
Nel 2017, un raggio di speranza si accese con l’inclusione del recupero dell’Abbazia nel progetto “Ecomuseo diffuso della Città dello Stretto – MESSENION”, promosso dall’VIII Commissione Cultura. Il progetto prevedeva la messa in sicurezza della struttura e il recupero del complesso abbaziale. Tuttavia, anche questo piano sembra essere sprofondato nel sonno profondo della burocrazia e dell’indifferenza.
Ora è il momento di agire. Non possiamo permettere che l’Abbazia di San Filippo il Grande cada definitivamente in rovina. Chiediamo alle istituzioni locali, regionali e nazionali di intervenire con urgenza. È necessario trovare i fondi per avviare i lavori di restauro, mettere in sicurezza la struttura e restituire alla comunità un pezzo fondamentale della nostra storia.
Non possiamo continuare a ignorare il grido d’aiuto che proviene dalle mura ormai cadenti di San Filippo il Grande. Le future generazioni meritano di poter conoscere e apprezzare questo monumento, che è parte integrante della nostra identità culturale. È il nostro dovere, come cittadini e come istituzioni, preservare questo patrimonio per il futuro.
CONCLUSIONI
L’Abbazia di San Filippo il Grande non è solo un edificio; è un simbolo della nostra storia, della nostra cultura e della nostra identità. Il suo degrado è una ferita aperta per tutta la comunità di Messina e per l’Italia intera. Le istituzioni hanno il dovere morale e storico di intervenire ora, prima che sia troppo tardi.