VILLAGGIO SVIZZERO MESSINA
Il “Villaggio Svizzero” di Messina
Tutta la popolazione dello Stretto di Messina, ancora oggi, ha memoria del catastrofico sisma, avvenuto alle prime luci del mattino -05:21- del 28 dicembre 1908. Il terremoto, con una magnitudo di 7.1, fece vibrare per trenta interminabili secondi la terra e rase al suolo l’omonima città dello Stretto e in parte anche Reggio Calabria, causando centinaia di migliaia di morti.
Il nome "Villaggio Svizzero" rimanda a una delle tragedie più gravi che hanno colpito la città: il terribile terremoto calabro-siculo che all’alba del 28 dicembre del 1908 sconvolse le province di Messina e Reggio Calabria con una scossa di magnitudo 7,3 e che in soli 37 secondi spazzò via tutto uccidendo tra le 75'000 e le 82'000 persone.
Una tragedia che scioccò il mondo intero. Tanto che nei giorni successivi iniziò una gara di solidarietà tra diversi Paesi amici del Regno d’Italia per inviare aiuti tra la Sicilia e la Calabria aiuti.
Quando, nei primi giorni del 1909, il governo Giolitti fu chiamato a organizzare gli aiuti alle popolazioni colpite dal sisma, fu subito chiaro che il principale problema da risolvere era dare un tetto sotto cui dormire ai sopravvissuti. L’onore di preparare in poco tempo il "Piano baraccato" della città di Messina fu affidato all’ingegner Riccardo Simonetti. Preso atto delle offerte di aiuto che via via stavano pervenendo da diverse parti del mondo, Simonetti decise di creare a Messina tre Villaggi: quello americano, quello che portava il nome di Elena, regina consorte d'Italia, e infine quello svizzero.
A partire dal Dopoguerra,la zona fu interessata da una serie di abbattimenti per dare spazio agli enormi palazzoni che ancora oggi caratterizzano il luogo. E così anche le casette svizzere in legno iniziarono, una a una, a cadere sotto la prepotenza del cemento. Tutte tranne una.
Oggi la casetta è di proprietà privata. È abbandonata sebbene in buone condizioni. "Peccato, però, che la sua storia non sia valorizzata".Se ci fosse un finanziamento pubblico e un accordo con il proprietario la si potrebbe ristrutturare e trasformarla, perché no, in un museo del Terremoto del 1908.